Descrizione
Par ce demi-clair matin fu composto da Charles Péguy (1873-1914) nei primi giorni di dicembre del 1905. Il testo, però, rimase incompiuto. Queste pagine furono scritte sotto la spinta delle emozioni provocate dagli avvenimenti che accaddero in quell’anno in Francia e più in generale nel panorama europeo. Péguy, quasi profeticamente, descriveva “questo terrore non ancora immaginato”, provocato da un sistema che evocava i suoi spettri doppiamente terribili. Il pensatore francese opponeva le modalità violente e anche sanguinarie della tirannia, ma, tutto, sommato, conosciute dalla storia e dagli uomini e riconoscibili nelle pratiche manifeste, alle nuove forme di indottri-namento, dove “risucchi di demagogia” stavano comportando una nuova barbarie e ritorni atroci di qualcosa di estremo, che non era più nemmeno lo spettro della tirannia, ma uno spettro senza volto, perché capillare e perché, insinuandosi nel mondo, lo avrebbe condizionato uniformandolo al suo potere senza volto. Péguy esprimeva la preoccupazione per la situazione del mondo minacciato da una “nuova barbarie”, quella della demagogia e della propaganda operata dagli “amministratori contabili delle ideologie, responsabili dei nuovi poteri e pronti a consegnare tante umanità ansimanti su tanti cavalletti di altrettanti carnefici”. Péguy, con una ragione umile, attenta ed efficace, ha potuto, senz’altro, illuminare una nota di un Le Matin semichiaro. Ma, in più, avrebbe potuto, se ascoltato, fugare le ombre di un totalitarismo che, dopo circa tre lustri dallo scritto péguyano, si sarebbe diffuso con il suo violento grigiore su gran parte del continente europeo.
L’ultimo lavoro di Angelo Prontera (1945-1998) è stato questa traduzione di Péguy. Angelo Prontera, con pazienza e tenacia, di Péguy aveva tradotto molte opere e, quasi sempre, il pensiero del francese si intrecciava al suo pensiero in una sintesi originale e felice le cui linee portanti si potevano facilmente condividere e comunicare. I nuclei tematici erano la libertà, la de-mocrazia, l’alterità, la critica al denaro e all’occidentalizzazione del mondo; in seguito, anche il tema della speranza e il péguyano chiasma di corpo e spirito avevano preso il suo interesse. Da Péguy, Angelo Prontera aveva appreso e praticato, quindi, lo stile di una filosofia militante il cui filo fu prematuramente reciso.
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